Ad Armando Tantillo
Una
poesia di Nino Zocco
Ansioso esplori
nell’intreccio
di vegetali.
Di
là dai muri
sempre
un germoglio
verso
il cielo.
Impossibile
conoscere
tutti
i segreti
che
la sabbia d’Egitto
nasconde.
Come
costellazioni d’agosto,
segno
graffiante,
alte
palme piegate dal vento,
fanciulle
gioconde
al
suono del piffero
d’un
dio pagano.
Quando
il cardo fiorisce
e
la cicala canta,
fiabe
d’aironi
incontro
all’aurora,
ninfe,
miti, casolari antichi
teneramente
confidi
alla
luna bianca.
Tra
le fronde,
fermato
il palpito d’ali,
traguardano
occhi d’uccelli
ov’è
il giardino delle vergini,
intatto
nella
trepida attesa.
Nel
cielo dei sogni
dolce
distilla
e
accarezza il cuore
il
grande sole
del
giorno che cala
nel
tubar di colombi.
Paziente,
per
travagliato cammino
giungi
al “Ritorno verso sera”.
Inesorabile,
come
la goccia d’acqua
che
la roccia consuma,
un
male ti sfalda.
Presso
la soglia estrema,
sereno,
l’ultima
passione d’agnello
per
la pasqua d’alleluia
nelle
tue ultime parole:
“Mi
metto nelle mani del Signore.”
S’accora
il rimpianto
Carpisce
il vanto e vince
Un
immenso cordoglio.
Ecco
il primato.
Questo
è il premio: